Il tema dell’utopia, unitario, proposto ad ognuno, intriga. La visione di questo non-luogo, di questo luogo immaginario, sembra nel contempo paradossale ridonante. La realtà delle condizioni, la realtà del momento, la realtà degli atteggiamenti, sono tali da contenere assieme e separatamente questa noione di utopia così ricercata, così tanto inseguita.
Oggi, gli architetti che si preoccupano della realtà del luogo, del suo senso, sono rari. Gli si vuole apportare tutto, fargli dire tutto quanto, senza pensare, neppure un instante, a ciò che già possiede, a quello che ha già da dire. L’intervento propone di utilizzare l’architettura.
L’architettura in quanto vettore unico di un semplice tentativo di rivelazione del luogo, paragonabile al tipo di mandato più correntemente pratico: la piccola ristrutturazione. L’insediamento di un percorso preciso, esatto, quasi banale. Un percorso costruito, edificato. Un percorso privo di spettacolo che ci conduce con dei mezzi semplici, quasi elementari, verso la conoscenza del luogo. Una Parete, una scala l’entrata in uno spazio regolato, a beneficio di una definizione geometrica chiara. Uno spazio chiuso, levigato, puntato, come un obietivo, verso l’essenziale. Conoscere. Riconoscere. Attraverso l’immagine. Attraverso il rilevamento fotografico. Imparare a vedere, a capire, mediante il luogo realizzato, il luogo-realtà.
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